La nostra Storia
Casalmaggiore: una terra e la sua musica
Perché la musica di seicento e settecento a Casalmaggiore dovrebbe meritare un Festival? Proprio in quei due secoli si svolge una delle vicende più singolari ed interessanti di tutto il panorama storico e musicale delle terre del Po. Un inedito dinamismo mercantile fa della città di Casalmaggiore un fondamentale snodo dei commerci fluviali. Il fermento economico porta a grandi cambiamenti nella politica cittadina che crea un sistema di condivisione del potere e riesce a rendersi realtà indipendente nel ducato di Milano. Da questo momento esplode un movimento musicale che lascerà grandi tracce nella cultura europea. Molti sono i nomi che qui si avvicendano: Orazio Modiana e Orazio Caccini attivi nelle chiese di San Rocco e della Buona Morte, Ignazio Donati, Francesco Dognazzi e Francesco Vignali assunti “con pubblico stipendio” e dunque chiamati Maestri di cappella della Terra di Casalmaggiore. Sebbene la realtà della Terra Separata venga meno a fine Seicento, l’impulso culturale non si ferma. Andrea Zani e Carlo Zuccari, cultori delle principali forme violinistiche e orchestrali dell’epoca, saranno i protagonisti di una nuova fase espansiva, capeggiata da Vivaldi, della cultura strumentale italiana.
La visione del festival è quella di una comunità più consapevole dell’importanza del proprio passato, che, se messo in relazione con esperienze maturate in Italia e in Europa nello stesso periodo, ha evidentemente dato un contributo originale allo sviluppo del linguaggio musicale europeo in età barocca. Questa consapevolezza potrebbe aiutarci a capire meglio le potenzialità ed il possibile futuro della terra Casalasca.
Una piccola Venezia in riva al Po
Nella storia e nella cultura di Casalmaggiore, almeno a partire dal primo Seicento sino a inizio Ottocento, è costante il riferimento a Venezia come modello di vivacità economica e mercantile, di autonomia politica, di “saper vivere” civile. Lo storico Ettore Lodi nel 1629 ricordava: “Fu parimenti preso Casalmaggiore da' Veneziani, e ridotto che fu al suo dominio di molti privilegj l'onorarono e l'arricchirono, conoscendo bene essi quanto importasse a' loro interessi per la sua situazione esserne padroni. Dal che allettati quei di Casalmaggiore venendo ben visti, e ben trattati largamente, cominciarono a trafficare in Venezia, conducendovi vino, gualdo, canape, ed altri suoi frutti, e nel ritornare ricaricavano le loro navi di spezierie e di altre mercanzie di maggior valore, e conducendole a Casalmaggiore divenne quel luogo molto principale, e di gran negozio, ed era come città; ed a guisa di una piccola Venezia da ogni contorno concorrevano genti a provvedersi”. Anni prima, nel 1623, Ignazio Donati dedicava l’imponente raccolta di musica sacra Salmi Boscarecci ai “Signori del Consiglio” di Casalmaggiore ringraziandoli per averlo “condotto con stipendio, e honorario publico per Mastro di Capella in questa loro nobilissima terra. Alla quale parmi veramente, che non manchi di Città altro che il nome. Poiché ha un Popolo cosi numeroso, civile, nobile, e ricco; retto con governo tanto politico dal Consiglio di loro Signori Quaranta Decurioni; che rassembra una perfetta Aristocratia. [...]. Ha tale, e tanto commercio di varie mercantie, per esser costeggiata dal vasto fiume del Po; che per il gran porto de' Navigli, a gran trafico, che tiene, suol chiamarsi, Venetia Picciola.” Ove, accanto all’esplicito elogio del dinamismo mercantile veneziano, si può leggere un riferimento all’ esemplarità dell’assetto politico della Serenissima, a quei “Serenissimi Duci della Libertà Veneziana” che Traiano Boccalini indicava come “quelli, che godono la più perfetta Aristocratia, che giammai habbia havuta il Mondo”. A tali riferimenti si aggiunge un'esplicita a connessione con la cultura musicale veneziana contemporanea: Donati stesso segnala di aver inserito nella sua raccolta alcune Messe in cui “Il Sanctus, e l'Agnus Dei si sono posti così semplici, e brevi alla Venetiana, per sbrigarsi presto, e dar loco al Concerto per l'Elevatione; e a qualche Sinfonia alla Communione”. L’esempio veneziano, dunque, era anche un modello di splendore e ricchezza musicali, con cui la città poteva adeguatamente autorappresentarsi e celebrarsi. Nel Settecento, poi, i compositori e violinisti casalaschi Andrea Zani e Carlo Zuccari, traendo verosimilmente profitto dal soggiorno mantovano di Antonio Vivaldi, si faranno seguaci e diffusori in Europa del modello concertistico vivaldiano, con esiti originalissimi.